Ottenere un colloquio di lavoro: 4 suggerimenti utili

Colloquio.jpg

 Un colloquio molto migliore di questo.

Se fai il lavoro abbastanza male, dopo magari non te lo fanno fare più.

Una riflessione di Bill Watterson applicabile anche ai colloqui di lavoro

Cosa fai quando trovi un’offerta di lavoro interessante? Mandare il tuo CV standard con una lettera di motivazione scritta controvoglia ti porterà ad un solo risultato: non essere considerato. Come ti ho già detto quii selezionatori hanno poco tempo e una valanga di CV da leggere, quindi mettere in risalto le esperienze rilevanti è fondamentale. Tuttavia ci sono ancora quattro accorgimenti che puoi usare per rendere interessante il tuo profilo e ottenere un colloquio di lavoro. 

Indaga un po’ per capire cosa vuole il selezionatore

festeggiare con mohito

Un mohito in spiaggia non è una buona risposta

In un mondo perfetto l’annuncio di lavoro dovrebbe essere chiaro e specificare i requisiti minimi per ricoprire questa posizione. Nel mondo reale invece è richiesta una misteriosa esperienza (quanti anni? In quale ramo specifico del settore?) e una serie di soft skills difficilmente misurabili. Esiste qualche indicatore in grado di definire la tua capacità di leadership, o di lavorare in un team? Purtroppo no.

Con queste informazioni difficilmente riuscirai a capire se sei il candidato ideale e quali sono i punti deboli del tuo profilo su cui lavorare. Da quando lavoro come selezionatore, però, ho visto che le aziende hanno dei parametri quantitativi che utilizzano per valutare i candidati. Come puoi trovarli quando non sono indicati nell’annuncio di lavoro? Puoi contattare selezionatori, manager, o persone con più esperienza nel settore e chiedere direttamente a loro quali parametri devi conoscere. Ad esempio ora sto lavorando nel settore retail ed alcuni parametri interessanti da inserire nel tuo CV per far capire al selezionatore che conosci il fatto tuo sono la grandezza del negozio (in mq.), il fatturato ed il numero di persone che lavorano nel tuo team.

“Ma se evidenzio questi dati e non sono in linea quelli richiesti dall’azienda, vengo scartato prima ancora di cominciare.” Obiezione legittima che però non tiene conto di due fattori: il primo è che un buon selezionatore sarà colpito dal fatto che hai inserito nel CV tutti i parametri interessanti. Penserà che hai una profonda conoscenza del mercato in cui operi o che comunque hai fatto una ricerca approfondita, e questo ti farebbe guadagnare punti.

Il secondo motivo è legato alla delusione che un selezionatore può provare quando un candidato che “sulla carta” sembra superqualificato si rivela una persona con poca esperienza e conoscenza del settore inesistente. Se lasci intendere di aver avuto un ruolo fondamentale in una multinazionale, e poi il selezionatore scopri che eri a capo di un team di 3 persone, non solo non sarai considerato per un ruolo in cui devi gestirne venti ma, vista questa “brutta esperienza” partirai in svantaggio anche per posizioni future più adatte al tuo livello di esperienza (non è molto bello da dire, ma questo è l’articolo sul candidato perfetto, non sul selezionatore! 😛 ). Se non conosci nessuno che possa aiutarti puoi sempre prendere spunto dalla interviste che hai già fatto per posizioni simili: prendi nota delle domande che ti vengono fatte, specie quelle più tecniche e inserisci le risposte in una, due frasi al massimo, nel tuo CV.

Oltre ai parametri nascosti, ci sono altri due punti piuttosto delicati in cui è utile avere un’idea di cosa pensi il selezionatore: la sezione Hobby del CV e le killer questions (domande aperte fatte allo scopo di avere più indicazioni sulla natura del candidato) . La sezione Hobby potresti saltarla a piedi pari: molti selezionatori non arrivano nemmeno a leggere questa parte e se lo fanno, è più per curiosità che per altro. Puoi usarla comunque in modo più intelligente mettendo in risalto quegli hobby che possono essere in linea con la cultura aziendale: sono molto gradite le esperienze sportive, soprattutto se hai avuto o hai una carriera competitiva; quelle manageriali (ad esempio se gestisci un gruppo di persone in un’azienda no profit) ed infine gli hobby simili ad un lavoro. Se ad esempio sei un programmatore e nel tempo libero crei videogiochi…hai fatto bingo! 😀

E le killer questions? Voglio essere onesto con te, quando ero un candidato le odiavo. Non solo dovevo passare mezzora nell’inserire tutte le mie informazioni su un sito internet, quando pensavo di aver finito arrivavano queste domande a bruciapelo, così generiche da non capire quale fosse la risposta giusta. Da quando lavoro come selezionatore ho capito la loro utilità (farsi un’idea sulla personalità dei candidati) ed ho due consigli per te. Il primo sembra banale: scrivi nella lingua in cui ti viene fatta la domanda. Lo so, detta così sembra un’ovvietà, ma se c’è una domanda in inglese per un lavoro in cui è richiesto un inglese fluente, devi rispondere in inglese. Rispondere in italiano ti farà perdere parecchi punti, e potrebbe essere una valida ragione per scartarti.

Il secondo punto è: Se proprio non sai cosa rispondere…non essere originale. “Ma come? Questo blog si chiama Pensa fuori dalla scatola e tu mi stai proponendo di non essere originale?” Già. Se ti chiedono perché potresti essere un ottimo candidato e hai fatto le tue ricerche sull’azienda e sulla posizione, non dovrebbe essere un problema per te rispondere, anche in aramaico (grazie, Google Translator!) Se però non sai cosa dire, non spararle grosse usando frasi provocatorie come: “Perché sono il meglio”, oppure “Datemi un’opportunità e ve lo dimostrerò”. Questo approccio, specialmente in Italia, porta il selezionatore a considerarti un ballista arrogante e ad essere scartato. Meglio usare un approccio poco originale, per spostare l’attenzione del selezionatore sugli altri elementi della tua candidatura, che dovranno essere molto curati.

Lettera di presentazione. Si o no?

santa claus letter

Se proprio vuoi scriverla, non così

Adesso che hai reso il tuo CV ancora più interessante inserendo i parametri nascosti, è arrivato il momento della lettera di presentazione. Scriverla o no? La risposta è dipende. Nella realtà anglosassone la lettera di presentazione è un must: ho visto lettere di presentazione scritte da magazzinieri. Ma se non hai intenzione di lavorare all’estero o in una grossa multinazionale la lettera di presentazione è inutile, e molti selezionatori non la guarderanno neppure. Prima di preoccuparti della tua lettera di presentazione puoi fare cose più utili come creare ottime relazioni con i selezionatori e scrivere un CV con informazioni utili ed esperienze rilevanti.

La lettera di presentazione può comunque essere usata in maniera efficace in alcune occasioni. Oltre al caso già visto prima di aziende multinazionali di origine anglosassone, la lettera di presentazione è utile quando ti manca sulla carta il minimo di esperienza richiesta, ma pensi comunque di avere le carte in regola per fare questo lavoro. Con una lettera efficace ti venderai al meglio e mostrerai tutto il tuo potenziale.

Puoi scrivere una lettera efficace rispondendo a queste tre domande: “Perché voglio lavorare per te?” “Perché sono un ottimo candidato per questa posizione?” “Cosa posso portare in più alla tua azienda?” Qui puoi trovarne un esempio scritto in modo molto professionale. Infine quando scrivi una lettera di presentazione, indirizzala ad una persona fisica. “Caro responsabile del personale/della selezione etc.” non ti faranno fare una gran bella figura, soprattutto al giorno d’oggi quando grazie ad internet ti è possibile trovare quest’informazione facilmente facendo una breve ricerca. Questo ci porta dritti all’ultimo punto di oggi:

Scopri chi è la persona con cui dovrai parlare: stalking, ma con moderazione

doctor house

A pochi piace lavorare con un aspirante Dottor House

Una volta trovato il nome della persona in carica della selezione, fare una breve ricerca di questa persona su Google ti aiuterà a saperne di più. Molto probabilmente sarai in grado di scovare il suo profilo Linkedin (il social network interamente dedicato al mondo del lavoro), e di ottenere informazioni utili relative alle sue esperienze lavorative precedenti, i suoi hobby, etc. Puoi usare tutte queste informazioni in modo piuttosto soft adattando il tuo CV al selezionatore (ad esempio alla voce hobby ed interessi, potresti sfruttare la passione comune con il selezionatore per…il cricket! 😛 ) ed anche durante il colloquio, menzionando magari di quella trasferta in India a vedere la finale dei mondiali che ti ha divertito tanto. Attenzione: un po’ di ricerca di informazioni ti farà fare un’ottima impressione, troppa diventerà un boomerang contro di te. Se ad esempio prendi informazioni da fonti troppo private, come Facebook, rischi di mettere in allarme il selezionatore, a cui non piacerà affatto l’idea di essere stato oggetto di un’analisi così approfondita. Infine, una precisazione necessaria: fare ricerca su chi sarà la persona in carica del processo di selezione è importante, ma è solo un plus. Se ti mancano i requisiti minimi per poter ricoprire questa posizione, avrai comunque poche possibilità di successo.

Pazienza e filosofia (una parentesi egoistica)

giardino zen

Il giardino Zen può aiutarti a gestire i travasi di bile

Hai seguito tutte le indicazioni che ti ho dato sopra: hai scritto un CV eccezionale, pieno di dati tecnici utili e di esperienze rilevanti, hai fatto ricerche online sull’azienda per cui lavorare, sul selezionatore, ti sei pure preso la briga di scrivere una lettera di presentazione con i controfiocchi, hai mandato il tutto e…niente. Dopo una settimana, nessuna risposta. Dopo due settimane e non si è fatto sentire nessuno, dopo un mese tutto tace.

“Ho sprecato un sacco di tempo per fare tutti queste ricerche e nessuno si è fatto sentire. E’ inaccettabile.” Condivido la tua frustrazione, da cacciatore di lavoro l’ho provata anch’io per parecchi mesi e in un mondo ideale dovresti ricevere un feedback, anche piccolo, qualcosa come: “Abbiamo letto la tua candidatura e non siamo interessati al tuo profilo, grazie”. Purtroppo però, soprattutto nel mercato italiano attuale vale il vecchio adagio: domandare (un posto di lavoro) è lecito, rispondere è cortesia. Quando un selezionatore deve leggere trecento CV a settimana, non ha il tempo di far sapere a tutti che il loro profilo non può essere considerato, senza contare che molti fanno domanda sapendo alla perfezione di non avere i requisiti necessari (se cerco persone con esperienza nel settore retail e tu non hai mai lavorato in un negozio in vita tua, sarai scartato il 99% delle volte e impedirai ad altre persone più meritevoli di te di avere un feedback).

Il mio modo di operare è di informare personalmente, attraverso telefono o email, tutte le persone con cui ho avuto almeno un colloquio conoscitivo. Magari non sarò in grado di farlo sempre, per ragioni di tempo, ma lo ritengo un obbligo verso chi mi ha regalato una parte del suo tempo per aiutarmi a fare il mio lavoro.

Non tutti i selezionatori la pensano come me: del resto comunicare a qualcuno che non ce l’ha fatta è comunque un momento spiacevole. Per questo ti chiedo di non arrabbiarti se ti dovesse capitare di non ricevere alcuna risposta dall’azienda per cui hai fatto domanda. Se ci tieni davvero ad avere un feedback, fatti sentire per primo e chiedi informazioni, mandando una, due o anche tre email all’indirizzo di riferimento. Se dopo tutto non dovessi ricevere risposta…meglio per te. Un’azienda che non considera persone così professionali ed interessate ad avere un feedback come validi candidati non è un buon posto in cui lavorare.

Ora che ho finito tocca a te. Alla prossima ricerca di lavoro metti in pratica questi consigli, e fammi sapere se ti sono stati utili oppure se hai miglioramenti da proporre! 😉

 


Come vincere le paure dei selezionatori ed ottenere un lavoro

“Pensate a tutti i milioni di persone che vivono insieme anche se non gli piace, odiano il lavoro ma hanno paura di perderlo, non c’è da meravigliarsi se hanno la faccia che hanno.”

Charles Bukowski

duro lavoro

Uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo

 

Nell’ultimo post della sezione “Caccia al lavoro” abbiamo visto il segreto per preparare un buon curriculum: focalizzarsi sulle esperienze rilevanti. Ma questo non è sufficiente a garantirti il posto.

Non è facile capire se hai il livello di esperienza giusto per ottenere un determinato lavoro. Tanto per cominciare l’annuncio di lavoro è scritto in modo poco chiaro. Soprattutto nelle multinazionali, le persone che preparano gli annunci di lavoro non sono i selezionatori, e neppure chi svolge questo lavoro. Il risultato è un annuncio pieno di informazioni vaghe, difficili da capire sia per i selezionatori che per i candidati. In questa situazione trovare tutte le esperienze rilevanti non è facile.

In secondo luogo, i requisiti che vengono imposti dall’azienda possono essere irragionevoli: chiedere anni e anni di esperienza anche per una posizione base, offrendo il salario di un neoassunto sta diventando una brutta abitudine.

Ed infine, last but not the leastle paure dei selezionatori, ispirazione del post di oggi.

I selezionatori devono capire i requisiti fondamentali del candidato ideale, e quali candidati possono essere mandati avanti anche se non hanno tutte le caratteristiche elencate. Purtroppo, soprattutto nel caso dei meno esperti, vige una regola non scritta: “Play safe” (gioca sicuro).  Non importa quali requisiti assurdi siano imposti, un selezionatore alle prime armi li seguirà ciecamente per non avere problemi con clienti, colleghi e capi. Prima della crisi economica, questo non era un grosso problema: le aziende crescevano e avevano bisogno dei lavoratori, che quindi potevano strappare condizioni migliori. Oggi, invece, c’è un surplus di offerta dei lavoratori, specialmente per le professioni medio-basso qualificate,  che porta i selezionatori a scegliere solo i candidati che sembrano “più sicuri” e meno problematici per non rischiare.

Nonostante sia ancora un novellino, sto cercando di selezionare profili interessanti anche se non rispettano strettamente i requisiti che mi sono stati imposti, ma non sempre riesco a farli passare. L’argomento però mi ha interessato ed ho fatto una piccola ricerca sui due casi più comuni in cui le esperienze non combaciano con l’offerta lavorativa, cioè quando sei sottoqualificato o troppo qualificato per il lavoro che ti interessa. Oggi voglio condividere con te cosa devi sapere se un selezionatore ti mette in una di queste due categorie, e come vincere i suoi dubbi per ottenere una chance.

(Una precisazione importante, prima di andare avanti. Tutto quello che segue si applica ad aziende medio-grandi, quelle con un dipartimento che si occupa di selezione del personale oppure si affidano ad agenzie. Se vuoi ottenere il lavoro in una piccola azienda, invece, il consiglio migliore è di entrare in contatto con chi la gestisce e giocarti tutte le tue carte in un colloquio faccia a faccia).

 

Sottoqualificati: come ottenere una posizione più alta

calimero

Calimero era sottoqualificato. O forse aveva solo complessi d’inferiorità.

Non avere le competenze richieste da un’offerta di lavoro è garanzia di insuccesso nel 90% dei casi. Non farti illusioni: leggendo questo paragrafo avrai qualche spunto utile, ma ricordati che stai giocando per onorare il 10%. Non entusiasmante, lo ammetto, ma se ce la fai la ricompensa può ben valere la fatica! 😉

Dopo questo bagno di realtà, eccotene un’altra dose piuttosto forte. Il miglior modo per trovare un lavoro in cui sei sottoqualificato è…smetterlo di esserlo! Il mio suggerimento è quello di cominciare a studiare le abilità necessarie da solo, usando libri, internet e qualsiasi altra cosa utile ti capiti sottomano.

Una volta che ti sei fatto un’idea, puoi passare ad un corso più strutturato in cui guadagnarti il maledetto pezzo di carta, inserirlo nel CV, e come per magia sei diventato qualificato.

Se sei ancora più ambizioso puoi dimostrare che possiedi le abilità richieste facendo parlare un prototipo/progetto per te. Ad esempio, se hai imparato un po’ a programmare, mandare un semplice software che hai creato ti aiuterà molto di più di avere un attestato del corso di programmazione rilasciato dalla scuola di Canicattì. Se stiamo parlando di attività manuali, invece, stage, contratti di apprendistato o collaborazioni gratuite (sigh!) possono essere un buon sistema per risolvere la tua situazione. Puoi anche cominciare a cercare offerte di lavoro quando non sei ancora completamente qualificato, e sperare in un colpo di fortuna, ma ricordati che fino a che non avrai la qualifica necessaria partirai in svantaggio.

Un altro caso in cui sei sottoqualificato, ma puoi cavartela, è quando possiedi già le competenze necessarie, ma le hai apprese in un contesto extralavorativo. Ad esempio potresti essere il tesoriere di una società non-profit, e questo sarebbe un grande vantaggio per lavorare nella contabilità di qualsiasi azienda. Oppure ancora, hai acquisito delle capacità trasferibili che puoi utilizzare ovunque nella vita. Ad esempio, lavorando come istruttore di scacchi per tutte le età ho imparato come comportarmi con bambini, adolescenti ed adulti. Questo mi ha aiutato ad imparare a leggere le persone, e mi potrebbe garantire un grosso vantaggio nel momento in cui decida lavorare nel settore delle vendite, ad esempio. Imparare ad avere a che fare con la gente, ad essere precisi, ad essere originali, a risolvere problemi organizzativi, sono tutte competenze utilissime nel mondo lavorativo di oggi. Saperle pubblicizzare bene, prima inserendole in bella vista nel CV,e poi esprimendole attraverso il tuo comportamento durante le varie fasi del processo di assunzione, ti aiuterà ad essere preso in considerazione per posizioni in cui sei sottoqualificato.

Un vantaggio di questo approccio è fare leva sull’orgoglio del selezionatore, che avrà la sensazione di aver trovato una pepita d’oro e farà il possibile per “venderti” al meglio a chi deve assumerti. Qui devi sperare di avere un po’ di fortuna: i selezionatori “Play safe” a tutti i costi non ti considereranno lo stesso, mentre quelli più intraprendenti ti premieranno.

Esiste un’altra possibilità: dimostrare che hai già avuto le responsabilità per la posizione a cui vuoi accedere, senza averci effettivamente lavorato. Mi spiego meglio: supponi di essere l’assistente di un manager super occupato, che ti affida parte dei suoi compiti fino a quando fai metà del suo lavoro. Se dopo qualche mese vuoi avere una promozione, hai buone possibilità se evidenzi che attualmente stai già ricoprendo funzioni manageriali relative alla nuova posizione. In altre parole, sei sottoqualificato sulla carta, ma non di fatto.

Infine, ricordati che nel caso tu sia sottoqualificato, il tuo network di conoscenze è l’arma più potente che hai a disposizione. Più è esteso, più potrai conoscere opportunità lavorative non pubblicizzate,  saltare il filtro dei selezionatori  e approcciarti direttamente al manager che ti potrebbe assumere. Tutte opzioni molto più vantaggiose di mandare un CV ben curato! 😉

 

Sovraqualificati: come prendersi un lavoro più basso

 

einstein

Albert Einstein, il sovraqualifcato più famoso del mondo

Passiamo adesso alla seconda situazione, purtroppo sempre più comune con la crisi economica: essere sovraqualificati. Quando perdi il tuo lavoro come manager, non riesci a trovare un’altra posizione simile e ti convinci ad accettare anche lavori di impiegato, sei vittima dell’etichetta di sovraqualificato. 

La cosa difficile dell’essere sovraqualificato è che per massimizzare le tue possibilità di successo devi comportarti in maniera esattamente opposta a quanto viene consigliato dai manuali di ricerca del lavoro. Se sei un novellino devi cercare di mostrare quanto vali usando ogni scusa possibile, quindi avere faccia tosta ti può aiutare ad essere percepito come più competente.  Quando sei sovraqualifcato, invece, è meglio mantenere un basso profilo. Hai già sviluppato esperienza nella posizione per cui stai facendo domanda, e sei stato così bravo da venir promosso ad un livello superiore, è inutile pompare le tue esperienze. Anzi, alcuni esperti consigliano di utilizzare termini più neutri per far sembrare le posizioni che hai occupato meno importanti: ad esempio scrivere “Manager” invece di “National Manager”, oppure “operaio” invece di “operaio specializzato di terzo livello”. Lo stesso approccio è utile anche durante il colloquio.

Per arrivare al colloquio, però, devi evidenziare alcuni punti chiave nel tuo curriculum (farlo nella lettera di motivazione può essere pericoloso, dato che per alcune posizioni non viene neppure letta):

Devi spiegare (ed essere molto convincente) perché vuoi fare un salto indietro nella tua carriera. In questo caso ti consiglio di non dire che hai perso il lavoro e hai semplicemente bisogno di un’entrata, perché il selezionatore penserà che nel momento in cui otterrai un’opportunità più adatta alle tue competenze mollerai il lavoro su due piedi. Buone motivazioni possono essere la volontà di condurre una vita meno stressante (ti sei stufato delle responsabilità della posizione precedente, oppure vuoi passare più tempo con la tua famiglia, avere un part time etc.), il desiderio di lavorare per un’azienda particolare oppure l’esserti appena spostato in una nuova città.

La seconda cosa importante da fare è dimostrare di essere un teamplayer e di essere facilmente gestibile. In italiano più diretto, significa essere capaci di andare d’accordo con un capo, magari più giovane, senza minare la sua autorità e dimostrare di voler aiutare i colleghi in difficoltà mettendo a disposizione la tua maggiore esperienza. Questo è ovviamente difficile da esprimere in un CV, puoi farlo dividendo con la tua squadra i meriti che hai ottenuto durante la tua carriera oppure enfatizzando le esperienze avute come trainer, dimostrando che hai a cuore la formazione dei tuoi colleghi. In questo modo ti proponi al meglio al datore di lavoro: immagina che pacchia avere una persona pagata come un impiegato, ma con delle capacità superiori ed in grado di fare training, praticamente gratuito, agli altri.

Infine, soldi soldi soldi. Quando sei sovraqualifcato i soldi NON devono essere un problema. Se ci tieni davvero ad ottenere quel lavoro, metti in risalto che conosci gli stipendi del settore e che sei disposto ad accettare una cifra inferiore al salario che percepivi nella posizione precedente. Un rospo difficile da ingoiare, lo so, ma una piccola entrata è meglio di non averne nessuna e se pensi di non poter ottenere una posizione di livello più alto, turati il naso e via senza guardarti indietro.

Infine, come nel caso dei lavoratori sottoqualificati, un forte network disposto ad aiutarti è la tua arma migliore. Difficile far passare tutte le caratteristiche che ti ho spiegato sopra usando un CV o cercando di convincere un selezionatore,è molto più facile avere qualche contatto interno all’azienda dove vuoi lavorare che può fare questo per te. E se ti senti giù di morale non abbatterti, pensa che anche Albert Einstein per anni è stato un lavoratore sovraqualificato, dato che ha lavorato come impiegato all’ufficio brevetti. Per ingannare l’attesa tra una pratica e l’altra ha solo creato una delle teorie più geniali di tutti i tempi! E poi ha finalmente trovato lavoro il lavoro che desiderava, quindi coraggio! 🙂

NdB (Nota di blogger) per tutti i datori di lavoro o selezionatori che capiteranno qui. Molti tendono a considerare i lavoratori sovraqualificati come non adatti ad una posizione più bassa perché non motivati. Dalla mia esperienza personale, invece, ho notato che i lavoratori sovraqualificati, grazie alla loro esperienza sono più responsabili, hanno più etica del lavoro, e hanno voglia di fare bene non solo il loro lavoro “ordinario”, ma di mettere le loro conoscenze al servizio dell’azienda in modo più profittevole di un candidato ottimale. Senza contare che dare un’opportunità a persone che stanno attraversando un momento difficile si traduce in una maggiore fedeltà successiva, e alcuni studi hanno dimostrato come la percentuale di lavoratori sovraqualificati che lascia il lavoro sia uguale a quella dei lavoratori che hanno il giusto livello di esperienza. Pensateci due volte prima di scartarli.

 

Ed ora, come al solito, è il tuo momento: ti sei mai trovato in una situazione in cui eri troppo qualificato, o troppo poco, per poter avere un lavoro? E sei riuscito a spuntarla lo stesso, con un colpo di creatività, o ti hanno rifilato il doloroso “le faremo sapere”? I commenti sono per te!


Quello che non ti hanno mai detto su lavoro e passione

jobs

Credi davvero che Steve Jobs sognasse di creare la Apple da piccolo?

 Non essere ossessionato dallo scoprire la tua vera passione. Cerca di imparare abilità rare e preziose, invece.

Cal Newport

Ho 28 anni e gli americani mi definiscono un “Millenial”, membro di una generazione egocentrica e capricciosa sempre a caccia del lavoro perfetto, quello dove puoi coltivare le tue passioni e divertirti. In una realtà lavorativa come quella italiana, con quasi la metà dei giovani a caccia di un lavoro, sembra che non esistano Millenial, ma ti assicuro che conosco amici con il sospirato posto fisso che non sono soddisfatti. Millenial, appunto.

Io ero, ed in un certo senso sono, ancora uno di loro. Questo blog ne è la testimonianza più lampante. Nato per aiutare le persone ad essere più felici e competenti, aveva un sottinteso: rimanere intrappolati in un lavoro che odi è la strada più sicura per l’infelicità

Questa convinzione ha resistito per diversi anni, fino a l’altro giorno mi sono imbattuto in un libro eccezionale: “So good they can’t ignore you” di Cal Newport (purtroppo non tradotto in italiano, se vuoi saperne di più, qui trovi un buon riassunto). Durante la lettura ho aperto gli occhi su una dura realtà:

la passione, intesa come amore viscerale del lavoro che facciamo, NON è una componente fondamentale del successo in quel lavoro. 

Dopo essere sopravvissuto a questo momento di shock estremo ed essere quasi caduto dalla sedia, sono andato avanti a leggere. E ho capito che l’autore aveva ragione.

La passione svolge un ruolo importante nella creazione e nella ricerca del nostro lavoro, ma deve essere ridimensionata. Se leggi libri o siti di crescita personale, ti spiegheranno che la chiave del successo è avere coraggio, non avere paura di fallire anche molte volte e quando fallisci, impara la lezione e rimettiti in piedi. Per poter sopportare questo doloroso processo sono necessarie vagonate di passione e di entusiasmo, con cui abbatterai tutte le difficoltà e raggiungerai la vetta.

In realtà…

Se hai una passione che al resto del mondo non interessa e la vuoi usare come base per il tuo lavoro morirai di fame. Credi davvero che avere una passione per la vita delle formiche ti porti denaro a sufficienza per vivere? No, le persone non sono disposte a pagare per conoscere la vita delle formiche nei minimi dettagli, hanno altri interessi e preoccupazioni.

E allora che fare? Esistono diverse possibilità per crearsi un lavoro su misura, ed addirittura ottenere un buon lavoro con passioni strampalate (la vita delle formiche forse è una sfida troppo grande, ma chissà…) ma è fondamentale sviluppare altre abilità che la semplice passione non ti può dare.

Vuoi scoprire come trovare un lavoro più adatto a te, anche senza conoscere la tua passione? Allora vai avanti a leggere! 😉

Passione ed età, quando non sapere cosa vuoi fare nella vita è una benedizione

manga

Io da piccolo volevo essere uno di loro. 

Le mie attuali passioni sono la scrittura, la psicologia, l’economia comportamentale, gli scacchi e lo studio delle lingue straniere. Di queste solo una, gli scacchi, è nata quando ero piccolo, mentre le altre si sono sviluppate nel corso della mia vita (la scrittura è pure stata l’ultima in ordine di tempo). Nonostante abbia dedicato molto più tempo agli scacchi, so che questa è la passione con meno probabilità di farmi trovare un lavoro oggi. Questo perché nel mondo del lavoro, giocare o meno a scacchi non ti porta ad acquisire abilità tecniche spendibili sul lavoro. Certo, gli scacchi mi hanno insegnato un sacco (ne ho già parlato qui e qui), ma le altre mie passioni hanno applicazioni più immediate nel mondo del lavoro, e quindi sono più “utili”.

La conoscenza tecnica è la differenza che passa tra un principiante ed un professionista. Tale conoscenza viene acquisita soltanto attraverso lo studio e l’applicazione. Questo dovrebbe essere il momento in cui entra in campo la passione per ciò che fai, che ti spinge a migliorare sempre di più fino a diventare un esperto. Ma Newport ha scoperto un’altra verità, controintuitiva e sorprendente: possiamo appassionarci ad un lavoro in cui non siamo interessati all’inizio, ma in cui miglioriamo a tal punto da diventare esperti. 

Questo è quello che mi è successo con le lingue straniere. All’inizio ho vissuto lo studio dell’inglese come un male necessario, poi ho cominciato a studiare il tedesco ma ancora non si era accesa la scintilla. Dopo l’Erasmus ho cominciato a leggere molto di più in inglese e a migliorare parecchio, tanto che quando sono arrivato in Polonia e ho deciso di imparare il polacco, ho fatto uno studio serio su come imparare una lingua straniera. In questo momento inoltre, la conoscenza delle lingue rappresenta il 100% dei motivi per cui ho un’entrata economica: lavoro in una multinazionale in cui è indispensabile conoscere l’italiano e l’inglese, e nel tempo libero lavoro come insegnante di italiano privato, per poter arrotondare. Tra me e le lingue straniere non c’è stato amore a prima vista, ma adesso sono molto appassionato sull’argomento e amo discuterne con gli altri e studiare da solo. Sono la dimostrazione vivente della teoria di Newport. 😀

Quindi se sei preoccupato perché non sai cosa fare nella vita e pensi di non avere passioni, rilassati! 

Comincia da qualcosa verso cui hai un atteggiamento neutro (partire con qualcosa che odi profondamente è possibile, ma sconsigliato) e chiediti come puoi rendere questo lavoro più tuo. Dovesse trattarsi di vendere patate, registrare fatture, o pulire la strada, c’è sempre qualcosa che puoi migliorare e in cui mettere la tua personalità.

Molti dei lavori qui sopra sono volutamente umili e ripetitivi e questo ci porta al punto successivo:

Come prendere il massimo da un lavoro di merda

lavoro di merda

Pensi che il tuo lavoro sia il peggiore del mondo? Prova a fare questo!

A parte poche eccezioni, nella vita lavorativa il primo lavoro rappresenta un’esperienza piuttosto noiosa: laureato o no, ti troverai a fare un lavoro cosiddetto entry-level, che comporterà responsabilità eccezionali come fare le fotocopie, copiare e incollare dati in un computer e altre amenità di questo tipo. Insomma, una serie di lavori che un macaco ben addestrato potrebbe imparare in un mese. E invece del macaco hanno preso te, non sei contento? 😀

A questo punto molte persone decidono di non impegnarsi, addestrando un piccolo macaco dentro il loro cervello a lavorare in maniera automatica e a passare il resto del tempo a lamentarsi di quanto il mondo lavorativo sia una merda (l’ho fatto un sacco di volte), oppure sognare un lavoro fantastico al di fuori di questo (questo l’ho fatto ancora più spesso).

Il risultato? Un lavoro fatto coi piedi e una persona infelice, che estende la sua infelicità agli altri.

A questo punto hai due scelte. Puoi decidere che il mondo è tutto una merda e tanto vale tenersi questo lavoro (sconsigliato), oppure puoi decidere che è il momento di mollare tutto ed è il momento di seguire la tua grande passione. Nonostante sia un consiglio molto in voga su internet, è sconsigliato di nuovo. Seguire una passione non è sufficiente per crearsi un lavoro fantastico, servono doti organizzative e un’etica professionale, qualità che puoi acquisire anche facendo un lavoro non esaltante.

In particolare mi riferisco a:

  • Presentarsi. Quando facciamo un lavoro che non ci piace, uno di quelli che ci obbligano a passare almeno otto ore in ufficio, siamo obbligati a presentarci in ufficio tutti i giorni (malattie e ferie escluse, ma ci siamo capiti). Quando non ci sentiamo dell’umore di lavorare ci andiamo lo stesso, anche se siamo stanchi, non ispirati o chissà cos’altro. Ci andiamo punto e basta, altrimenti lo stipendio a fine mese chi lo prende? Nonostante l’obbligo di presentarsi al lavoro possa essere vissuto come una prigione, ho scoperto che le persone di successo, incluse quelle che hanno lavori creativi, fanno del presentarsi al lavoro una delle loro armi vincenti. Tutti hanno creato e accettato una routine adatta a loro, che gli permette di ottenere successi nel lungo periodo.
  • Pratica deliberata. L’altro elemento fondamentale del successo è la pratica deliberata, in cui ne abbiamo già parlato quiNon è mia abitudine ripetere un concetto di cui ho già scritto, ma con la pratica deliberata voglio fare un’eccezione, perché rappresenta la vera base del successo nella vita lavorativa. Qui voglio approfondire ulteriormente questo concetto, dandoti un’informazione essenziale: la pratica deliberata non è piacevole. È un misto di attenzione al dettaglio, ripetitività ossessiva e consapevolezza massima dell’azione che stiamo compiendo per poter migliorare sempre di più la nostra performance. Gli esperti “si presentano” al lavoro tutti i giorni, lavorando e studiando con costanza. Le superstar non solo si presentano, ma cercando di migliorarsi una tacca in più ogni giorno. Non si esercitano su quello che gli riesce già bene, ma su quello che deve ancora essere perfezionato. Un esempio musicale: una volta acquisite le basi un buon violinista suonerà i pezzi che ha imparato con molto piacere, e imparerà di tanto in tanto qualcosa di nuovo. Un violinista eccezionale si eserciterà sugli accordi che risultano più difficili, ed una volta acquisiti, si sposterà su qualcosa di più difficile. Per poter sopportare lo sforzo che richiede la pratica deliberata, avere una forte passione è un grande vantaggio, ma questa passione non deve per forza esserci prima. Potrebbe essere nata durante un momento di difficoltà, o quando hai raccolto i primi successi. 

Ora, ti potresti chiedere cosa centri tutto questo con il lavoro di merda di cui stavamo parlando prima. La risposta è presto detta: se applicherai la pratica deliberata al tuo lavoro, anche se è elementare, otterrai subito dei risultati positivi:

  • Ti sentirai più competente, ed il tuo lavoro potrebbe cominciare a piacerti. Acquisendo più competenza i tuoi colleghi ed il tuo capo cominceranno a rivolgersi a te per avere aiuto. Questo ti farà sentire più importante in azienda, e ti darà l’accesso a nuove informazioni e a nuove aree più interessanti in cui esprimere di più le tue capacità.
  • Imparerai qualcosa di utile: Il mio attuale lavoro consiste nel rispondere al telefono e risolvere problemi relativi a computer, stampanti, scanner etc. Anche se la mia funzione principale è quella di customer care (tradotto in parole spicce significa ascoltare gente che si lamenta che qualcosa non funzioni per cercare di aiutarla), questi mesi di lavoro mi hanno permesso di perfezionare le mie capacità nel gestire persone arrabbiate. Quando deciderò di muovermi in un’altra esperienza lavorativa, porterò queste conoscenze con me.
  • Comincerai a sviluppare una mentalità di eccellenza che si trasporterà anche in altre aree della tua vita. Il lavoro rappresenta una grande parte della tua vita da sveglio. Mettendoci concentrazione e voglia di migliorare anche se il lavoro non ti piace, trasporterai questa mentalità anche nei tuoi hobby e nelle tue relazioni, rendendole più divertenti e piacevoli.

“Ma allora devo tenermi il lavoro che sto facendo adesso per tutta la vita?”

No, e questo ci porta all’ultimo punto di oggi:

 

Quando lasciare il lavoro per seguire la tua passione

licenziarsi

Se vuoi lasciare il tuo lavoro così, meglio che impari un arte marziale prima.

Lavorare con professionalità, etica e pratica deliberata non è garanzia di successo al 100% nell’azienda in cui ti trovi. Se le posizioni migliori sono già occupate, se qualche collega disonesto si prende i meriti del tuo lavoro o peggio ancora l’azienda stessa si rifiuta di riconoscerli, cercare un’alternativa è…una scelta senza alternative.

Il binomio lavoro-passione sta prendendo sempre più piede, ma non tutti ci riescono, non importa quanto sia grande la loro passione. Questo significa che devi rimanere incastrato in un lavoro che non sopporti per il resto della vita? No, ma prima di lasciarlo per dedicarti alla tua passione devi capire quanta esperienza lavorativa hai nella tua passione. Ad esempio, se decidi di lasciare un lavoro per aprire una scuola di ballo e la tua unica esperienza nel campo è un corso di salsa, fermati e di rifletti. Puoi rimanere senza lavoro e nel contempo imparare tutto il necessario senza avere entrate economiche fisse? Se la risposta è no, risparmiati un fallimento da cui avrai poco da imparare e aggiusta il tiro. Puoi cominciare a lavorare nei weekend in una scuola di ballo, acquisire l’esperienza lavorativa che ti serve e una volta pronto potrai lasciare il lavoro fisso per dedicarti alla tua passione.

Oppure ancora, puoi lasciare il tuo lavoro attuale, quando realizzi che è troppo lontano da quello che vuoi fare nella vita e cercarne uno che sia utile per aprire la tua futura attività. L’esempio più classico è quello del settore delle vendite: lavorando nel commerciale impari due qualità fondamentali di ogni imprenditore/freelance: creare e gestire un portafoglio di clienti ed imparare a vendere un prodotto. Queste qualità hanno una valenza universale: se prendiamo il corso di salsa visto prima, sapere come proporlo e come venderlo può fargli avere successo anche se all’inizio mancano alcuni elementi più tecnici.

Un’ultima postilla. In questo articolo ho cercato di essere il più pratico possibile, ma a volte c’è solo bisogno di prendersi un periodo di pausa dal lavoro per mettere ordine nelle proprie priorità. Non devi lasciare il tuo lavoro solo quando ne hai un altro, qualche volta prendersi un mese o due per rifiatare è la scelta migliore che puoi fare nella vita (e si, io l’ho fatto e mi è servito un sacco).

Se vuoi prenderti questo periodo sabbatico, non caricarlo di aspettative ma rilassati e, una volta ricaricato, comincia a lavorare sulle qualità tecniche e psicologiche fondamentali per avere successo. 

Eccoci giunti alla fine del post di oggi. Ne approfitto per augurarti tutto il meglio possibile, e già che ci sono ti faccio, anche se in anticipo gli auguri di Buona Pasqua!