Vuoi migliorare? Disimpara!

Devi disimparare ciò che hai imparato

Yoda

Penso, perciò sono pericoloso

Penso, dunque sono pericoloso”

Hai mai letto un libro di crescita personale? Di solito ti propone la sua ricetta infallibile per migliorare, ma quando ne leggi più di uno realizzi che tutti hanno un denominatore comune: per avere successo devi imparare qualcosa. Imparare ad essere più intraprendente, ad avere più autostima, a comunicare in maniera più chiara e mi fermo qui. Questa lista potrebbe andare avanti all’infinito.

Acquisire queste abilità è fantastico, ma possiamo ottenere ottimi risultati anche disimparando qualcosa che ci impedisce di avere successo.

In questo post ti mostrerò cosa disimparare per avere una vita più interessante e divertente.

Curarti troppo dell’opinione degli altri

casa grande

Certo, quando tutti i tuoi vicini hanno una casa così, un po’ ti rode

Inutile nascondersi dietro ad un dito. Siamo animali sociali e l’opinione delle persone che ci sta intorno ci influenza, anche i menefreghisti hanno qualcuno che vogliono compiacere. Quando vivevamo nella giungla essere tagliati fuori dal gruppo significava morte sicura. Lo stesso principio vale ancora oggi, nonostante viviamo in un mondo meno pericoloso. I solitari e gli eccentrici sono stigmatizzati ed isolati della società, perché non si conformano alle regole esistenti.

Allora perché ti sto consigliando di entrare in questa fascia pericolosa? Non è meglio giocare seguendo le regole e avere un posto garantito nella società?

Forse, ma qualcuno non è d’accordo. Bronnie Ware, un’infermiera australiana che lavora con malati terminali, ha deciso di fare una ricerca: ha chiesto ai suoi pazienti quali fossero i loro più grandi rimpianti prima di morire. Il primo era: “Vorrei aver vissuto secondo le mie inclinazioni e non secondo le aspettative degli altri” (gli altri rimpianti li puoi trovare qui).  Essere ossessionato dall’opinione della gente può portarti in alto nella società, ma ha un prezzo: non realizzarti come individuo. Puoi guadagnare soldi, prestigio e rispetto, ma non li puoi portare nella tomba. Tanto vale vivere a modo tuo e non avere rimpianti quando sarà troppo tardi.

Curarti troppo dell’opinione degli altri ti rovina la vita in un altro modo: ti spinge a confrontarti continuamente con qualcuno. Come ti ho già detto qui, stabiliamo quanto siamo fortunati e intelligenti in base a quanto lo sono i nostri vicini. In inglese è addirittura stata coniata un’espressione, “Keep up with the Jonses” (stare al passo con i Jonses), per indicare questo fenomeno. Se un tuo vicino compra un’auto più grossa e gli altri lo seguono a ruota, dopo un po’ ti sentirai in difetto perché sei l’unico a non avere il macchinone. 

Per risolvere questa situazione non esiste una tecnica vera e propria. Averne consapevolezza può non essere sufficiente, perché dobbiamo andare contro un istinto molto radicato. L’unica soluzione che ho trovato è adottare un approccio molto razionale. Tutte le volte che vuoi comprare un prodotto che hanno tutti, chiediti se ne hai davvero bisogno, oppure se non lo vuoi comprare solo per soddisfare il tuo bisogno di possedere uno status symbol. In questo modo riuscirai a risparmiare un bel po’ di soldi (a proposito, se stai cercando qualche idea su come fare risparmio estremo, qui trovi qualche idea).

Le convinzioni depotenzianti

Nick_Vujicic

Un uomo eccezionale. Qui trovi la sua incredibile storia.

“Io non ce la farò mai a… (inserisci qui una frase a piacere)”.

Scommetto che te lo sei detto almeno una volta nella vita di fronte ad un’impresa che sembrava titanica. Qualche volta hai ribaltato la situazione, qualche volta non ce l’hai fatta, qualche volta hai rinunciato senza neppure provarci. Lo so, la vita va così. Questa convinzione, però, è molto dannosa: se parti con l’idea di non farcela hai una convinzione depotenziante a livello cognitivo ed emotivo che ti impedisce di dare il 100%.

A livello cognitivo questa convinzione depotenziante agisce sul tuo cervello, che comincia a lavorare effettivamente peggio per il gusto perverso di darti ragione. Prova a pensare a tutte le volte in cui ti sei detto: oggi non mi va proprio di studiare. Solo scandirlo ha dato una conferma ufficiale alla tua sensazione di apatia e ti ha autorizzato a passare la giornata spaparanzato sul divano a ciondolare. A livello emotivo invece, si manifesta in un modo diverso: anche se all’inizio tu non avessi problemi, vivresti con la costante sensazione che qualcosa sta per andare storto. E nel momento in cui qualcosa andasse effettivamente storto, anziché tentare di raddrizzare le cose molleresti immediatamente la presa.

Usando una frase banale: “Mai dire mai”. Non precluderti l’opportunità di imparare qualcosa di nuovo, che sia cucinare, parlare una lingua straniera o guidare un’astronave. Datti del tempo per fare piccole prove, imparare i fondamentali e poi vedi come si evolve la situazione.

“Va bene, mi hai convinto, pensare di non farcela mi danneggia. Per avere successo quindi basta che pensi di riuscire ogni volta, e tutto sarà risolto.” 

Questo sistema è uno dei consigli preferiti di parecchi libri di crescita personale americana, ma non mi piace per due fastidiosi effetti collaterali: la perdita di credibilità ai tuoi occhi e la creazione di aspettative molto forti.

Mi spiego meglio. Esistono due tipi di convinzioni potenzianti, quelle genuine e quelle indotte. Quelle genuine sono legate al tuo modo di essere e non hai problemi a dimostrarle. Nel mio caso personale potrebbero essere: sono una persona socievole e ho un alto livello di inglese. Le convinzioni potenzianti indotte, invece, si riassumono nel “fake it till you make it americano (fingi di essere qualcuno finché non lo diventi davvero). Quindi, anche se parli un inglese pessimo, fingere di parlarlo bene ti aiuterà a migliorare più alla svelta. Purtroppo le convinzioni indotte funzionano solo per un piccolo gruppo di persone. Il resto, dopo un po’ che finge di essere qualcuno che non è, scopre di raccontarsi balle durante il primo momento di crisi, si scoraggia e cede.

Per ottenere risultati migliori ti suggerisco un approccio più pragmatico. Sospendi le tue convinzioni e datti il beneficio del dubbio. Non dire: “Non sono in grado di imparare l’inglese” ma “Adesso comincio ad imparare qualche parola e vediamo come va”. Quando qualcosa va storto, anziché stracciarsi le vesti e maledire la sfortuna, concentra le tue energie su una domanda che ti può aiutare. Se ad esempio stai facendo fatica con i phrasal verb inglesi, non dire: “Non riuscirò mai a impararli”, ma “Come posso fare ad impararli?”

Questa tecnica non funziona al 100%, ma ti può dare una grossa mano a superare momenti di confusione o di stallo. 

Orgoglio e pregiudizio

orgoglio e pregiudizio

Non so come sia il libro, ma il film non sembra molto invitante

Confesso di non aver letto il libro, ma questo titolo calza a pennello con due degli ostacoli più grandi quando vuoi migliorare. Orgoglio e pregiudizio, appunto.

Cominciamo dall’orgoglio: può indicare un forte senso di autostima che impedisce a chi lo possiede di ricevere delle umiliazioni senza difendersi. Nulla di controproducente anzi qualcuno potrebbe chiamarlo un po’ di sana spina dorsale. Ma…c’e un ma. E sta nella definizione di umiliazione. Per qualcuno “umiliazione” può indicare qualcosa che per un altro non è affatto importante (ad esempio dimenticarsi di comprare il latte), magari legandolo ad una ragione superiore (non ha comprato il latte perché non mi ascolta mai) e che lo porta a reagire in modo esagerato.

Ed ecco che l’orgoglio non è più un meccanismo di difesa ma una trappola che rovina le nostre comunicazioni interpersonali. Come limitare questo problema? La risposta sta nella consapevolezza. Se sai cosa ferisce di più il tuo orgoglio, ogni volta che capita conta fino a dieci (magari anche cento), mentre fai qualche respiro profondo. In più parla apertamente della tue debolezza con amici, colleghi e familiari. In questo modo ti risparmierai scenate gratuite e, se qualche volta non ce la dovessi fare, potresti contare su maggiore comprensione da parte degli altri.

Un’altra possibilità, utile anche in situazioni che effettivamente sono state umilianti per te (ad esempio il capo che ti ha ripreso davanti a tutto l’ufficio) è quella di lasciare andare. Non ti sto consigliando di subire passivamente le bizze del mondo, ma quando capitano giornate storte e tu fai dei tuo meglio per gestirle, una volta passate non pensarci più. La vita è troppo breve per rimanere incazzato un sacco di tempo con qualcuno, anche se ti ha trattato male. Metti le cose in prospettiva (io uso questo sistema) ed evita di rovinarti la vita. Ogni minuto che passi arrabbiato è un minuto in cui non sei felice.

Ed il pregiudizio? Una scorciatoia del nostro cervello per valutare velocemente persone e situazioni, indispensabile quando dobbiamo prendere decisioni in uno stato di emergenza, ma per il resto è utile?

Molte delle tue opinioni si sono formate quando eri un bambino e non hanno una giustificazione razionale. Magari un cane ti ha morso e adesso hai paura dei cani. Oppure i telegiornali ti hanno bombardato di notizie su quanto gli arabi siano persone cattive e adesso quando li vedi in giro cambi il marciapiede. Quando filtri la realtà con le lenti del pregiudizio, perdi l’obiettività nel valutare le situazioni, e questo incide pesantemente sulla tua vita (nel caso del razzismo più o meno cosciente visto prima sarà la tua vita sociale a soffrirne).

Se non ti trovi in una situazione di emergenza, prenditi tempo per capire quali sono i tuoi pregiudizi, e usa la consapevolezza per ridurre la loro influenza su di te. Meglio ancora, mettiti nelle situazioni che non ti piacciono e dopo un po’ scoprirai che non sono così male, magari scoprirai che in realtà sono divertenti. Ovviamente sto parlando di pregiudizi che sono chiaramente irrazionali, se pensi che sia pericoloso insultare pesantemente un pugile hai ragione, non farlo per vedere cosa succede davvero! 

Dal mondo della seduzione: proviamoci!

joda

“Non esiste provare. Esiste fare o non fare”. Perchè Joda due citazioni se le merita.

Chiudiamo con uno dei temi che mi sta più a cuore, visto il mio disastrato passato sentimentale. La seduzione. Un’arte di cui si potrebbe discutere per ore, ma nel campo delle cose da disimparare ce n’è una che devi metterti in testa. Assolutamente. Smettila di provarci!

Il concetto stesso di provarci non ha molto senso. Esiste nell’immaginario collettivo un’etichetta del comportamento maschile, “Provarci con una ragazza”, che funziona più o meno così: approcciarla, fare un po’ di conversazione vuota perché ti interessa solo andarci a letto, portarla a una cena (le ragazze con cui ci provi si portano sempre a cena), fare la tua mossa (tipo baciarla prima di salutarsi), ripetere il tutto per un tot di appuntamenti fino a che non ci vai a letto.
Tristissimo. Non mi viene in mente altro modo per definire una situazione del genere.

La mentalità di provarci ti fa perdere tantissimo in spontaneità. Ti dimentichi di avere davanti un essere umano con cui è piacevole avere una bella conversazione, senza necessariamente andarci a letto. Nel momento in cui assumi la mentalità di provarci, poi, dividi le donne in due categorie: quelle con cui provarci e le altre, che tratterai in modo peggiore. Questo atteggiamento non solo è criticabile dal punto di vista morale, ma ti crea parecchi svantaggi pure dal punto di vista pratico: rifiutandoti di conoscere un po’ meglio ragazze non eccezionali dal punto di vista fisico ti perdi un sacco di opportunità. Ad esempio la possibilità di conoscere una persona interessante, una grande amica, la tua anima gemella o qualcuno che può arricchire la tua vita sociale/sentimentale presentandoti nuove ragazze (questa l’ho tenuta per convincere i più infoiati 😀 )

Come se non bastasse la mentalità di provarci si riflette anche durante l’appuntamento. Ti comporterai in modo poco spontaneo, mentirai su cosa ti piace pur di apparire brillante, ti comporterai come un pavone (non funziona, te l’ho già detto qui) e renderai l’appuntamento una noia mortale.

Per il tuo bene, e anche per quello della ragazza a cui hai chiesto di uscire, smettila di provarci con lei: sii spontaneo, non farti troppi problemi e paranoie e goditi l’interazione. In questo modo non è garantito che conquisterai valanghe di ragazze in più, ma ti divertirai di più con quelle con cui uscirai! 😉

Se mi hai seguito fino qui, un grazie di cuore, il post di oggi è stato lungo e denso!

A questo proposito, ho una domanda per te. Per il futuro preferiresti post più concisi che trattano meno argomenti, o post lunghi come questo che incrociano aree diverse?

Fammi sapere nei commenti, la tua opinione mi darà una grossa mano a riorganizzare il blog! 😀


17 commenti on “Vuoi migliorare? Disimpara!”

  1. post più concisi che trattano meno argomenti.

    • Rispondendo però, mi rendo conto che è difficile essere concisi. 😀

    • Lorenzo Brigatti ha detto:

      Grazie per la tua opinione Marco, per il momento sei il 100% dei votanti, quindi la tua opinione è legge! 😀

      Scherzi a parte mi sono reso conto che post troppo lunghi rischiano di essere troppo dispersivi e meno fruibili. Purtroppo leggere un bel libro e leggere davanti ad uno schermo luminoso non trasmettono lo stesso senso di relax! 😉

      • Sì: considera che io sono un po’ particolare, ma altri non starebbero mai e poi mai a leggere ogni riga fino alla fine (anch’io son tentato di saltare qualche riga).
        Forse è anche per questo che hai poche persone che ti lasciano un commento.
        E anche leggendo tutto viene difficile ,appunto, commentare in quanto gli argomenti trattati sono molti. Sembra di scambiare corrispondenza cartacea con il parente in Australia: hai presente quando sai che non riceverai risposta prima di 1 mese quindi cerchi di inserire più argomenti possibili? 🙂
        Invece qui puoi tranquillamente scrivere anche un post al giorno.

        Nei blog ho anche notato che viene difficile fare discorsi lunghi e impegnati: la maggior parte della gente va sempre di corsa, legge i blog per rilassarsi con qualcosa di frivolo e spesso lasciano solo commenti brevissimi “Sono d’accordo, ciao, buona giornata”.
        Per assurdo si percepisce di più l’interesse degli altri scrivendo 5-6 righe romantiche e poetiche, che sviscerando un argomento interessante.

        Io invece ho iniziato a…”messaggiare” per via telematica dai tempi delle BBS, quando ricevevi risposta non prima di 2 giorni (le bbs si scambiavano la posta di notte, 1 volta al giorno), quindi rispondere era una passatempo come leggere un libro alla sera. Mentre il tipico messaggiare moderno consiste nel condividere stronzate su facebook.

        • Lorenzo Brigatti ha detto:

          Da quando ho ripreso il blog mi sono chiesto se i miei post mancassero di fruibilità, troppa carne al fuoco e quindi difficile focalizzarsi su qualche aspetto da commentare (PS: un grazie per la pazienza che hai avuto nel leggere i miei lunghi post!)

          Per quanto riguarda i discorsi impegnati invece, voglio dissentire, più per speranza personale che per un osservazione basata su dati oggettivi.
          E’ vero che moltissime persone usano internet principalmente per cazzeggiare, ma per quello ci sono già tantissimi blog e siti a disposizione (ad esempio ultimamente ho scoperto Lercio, e mi fa morire dalle risate). Però mi piace credere che oltre a cazzeggiare le persone vadano su internet anche per cercare risposte a domande che gli stanno a cuore, e se la mia esperienza e i miei post dovessero aiutarli nel trovare le risposte che stanno cercando, allora potrei ritenermi soddisfatto. Ancora meglio è avere uno scambio di opinioni che ti arricchisce, come quelli che abbiamo io e te, oppure scoprire che non sei l’unica persona con idee “strane” in giro, sono tutti piccoli momenti di felicità che rendono piacevole una giornata, anche se i discorsi sono impegnati! 😀

          Sulla poesia non sono proprio tagliato, meglio che non la usi per attirare nuovi visitatori sul blog (rischierei solo di far scappare quelli che mi leggono). Invece, sono più curioso di sapere cosa sono le BBS. Dalla tua descrizione suonano molto romantiche, ma non le ho mai usate! 😛

      • le bbs sono roba degli anni 80-90.
        Erano gruppi di appassionati che tenevano acceso un pc con un’applicazione server di messaggistica, collegato a una linea telefonica.
        Erano molti sparsi per l’italia (e anche all’estero) e gli utenti chiamavano col modem il numero di telefono della bbs più vicina, scaricavano la posta nuova e caricavano la loro (i vari forum erano strutturati tipo i newsgroup), poi si sconnettevano e leggevano offline.
        Di notte (le telefonate costavano meno) tutte le bbs si scambiano la posta in modo di ri-allinearsi. Quindi il gg dopo gli utenti si ricollegavano per uploadare le loro “risposte” o nuove discussioni e scaricare le novità.
        Se l’utente con cui chiacchieravi si collegava anch’esso alla stessa bbs, gli aggiornamenti potevano essere in tempo reale. Altrimenti si doveva aspettare la risincronizzazione notturna.
        Tu scrivevi oggi, di notte il tuo messaggio arrivava alla bbs del tuo amico, il gg dopo il tuo amico si collegava poi comodamente rispondeva, ma di solito non si ricollegava prima di altre 24 ore, quindi uploadava la risposta il 3^ giorno, di notte di nuovo la risincronizzazione e tu leggevi la risposta il 4^ giorno.
        Ma ti assicuro che si facevano discussioni interessantissime che andavano avanti mesi e mesi!
        Poi è arrivata internet nelle case di tutti…..

        • Lorenzo Brigatti ha detto:

          Molto interessante, praticamente il ritmo della discussione rallentava e questo rendeva la posta più simile alle vecchie lettere che alla messaggistica moderna. In questo modo quello che scrivevi era più un momento di riflessione che un riempitivo. Mi piace pensare che al giorno d’oggi i blog funzionino così: tu scrivi il tuo commento, prendendoti del tempo per strutturarlo e per comunicare in modo efficace, e chi ti risponde deve fare lo stesso, avviando conversazioni interessanti che possono andare avanti per parecchio tempo. Nonostante l’arrivo di internet, non tutto è perduto! 😀

          Grazie per avermi illuminato, pensa che io ho pure saltato la generazione 56k perché internet è arrivato a casa mia solo durante l’università, quindi sulle bbs ero proprio a digiuno!

  2. Riguardo le nostre capacità e possibilità, il rincorrere i nostri sogni anzichè le aspettative degli altri, ecc: nella vita sei davvero completamente libero solo quando non hai nessuna fidanzata/convivente/moglie/figli, ecc
    La libertà ,lo sa bene chiunque l’abbia provata, ha un prezzo.

    Comunque secondo me tutti questi “corsi” per l’autorealizzazione, tutti gli articoli di riza-psicosomatica, ecc, più di tanto non possono fare, perchè è il nostro carattere/personalità/temperamento a decidere l’andamento della nostra vita. E non è sufficiente cambiare il carattere adesso (sempre che sia possibile e facile) in quanto la vita che abbiamo è il risultato di anni e anni già passati.
    Anche il temperamento della famiglia d’origine ha molto peso!
    Non c’è per caso un qualche aspetto della vita che vorresti cambiare e ,pur magari riuscendoci un pochino grazie a sforzi enormi, alla fine ti sembra di tornare sempre al punto di partenza?
    Questo vale anche per gli aspetti positivi della vita! E’ come se avessimo appiccicato un karma…
    Un po’ tutti ,per un qualche aspetto della vita, siamo dannatamente sfigati e non c’è verso di togliersi quella sfiga, mentre in altri aspetti abbiamo una fortuna anche sfacciata nonostante non facciamo alcuno sforzo per guadagnarcela.
    Io ,cinico e materialista come sono, non posso credere alla fortuna/sfortuna e penso quindi che in buona parte sia generato INCONSCIAMENTE dal nostro carattere. Carattere che può cambiare NEL CORSO DELLA VITA, ma occorrono decenni. E comunque ,nonostante mille esperienze e cambiamenti, c’è una base del nostro “destino” che in fondo in fondo resta sempre lo stesso.

    Penso addirittura che molti (salvo casi di vite particolari) ,se avessero la possibilità di tornare indietro nella vita per cambiare certe cose, alla fine si ritroverebbero nuovamente con una vita abbastanza simile a quella attuale.
    Non ci credi? Non hai mai fatto caso alle persone che divorziano e poi trovano un’altra? Spesso il carattere di quella nuova sarà molto simile a quello della ex, anche quando quel carattere è stata la causa principale del divorzio!!

    Totalmente d’accordo circa l’approccio con l’altro sesso.

    • Lorenzo Brigatti ha detto:

      A livello personale credo che sia possibile cambiare moltissimi comportamenti ed abitudini, se in un lampo o in un lungo periodo dipende dal tuo carattere e dalla tua ossessione nel voler cambiare (quindi si, diffido anch’io dei corsi che promettono mari e monti in due ore). Penso però che una parte di noi, che sconfinando nel mistico potremmo definire la nostra essenza, non cambi. Si può limare un po’, ma perchè tentare di stravolgerla quando possiamo trovare un modo alternativo di vivere usando i nostri punti di forza?

      Sul capitolo relazioni, invece, hai ragione al 100%.
      Se non abbiamo consapevolezza di cosa ci ha attratto in un’altra persona, nel momento in cui le cose vanno male e decidiamo di cambiare ne sceglieremo un’altra con le stesse caratteristiche, mandando a ramengo tutti i discorsi sul “non siamo compatibili”.
      Ed ecco che ti scegli partner solo stronzi/e, strani, senza realizzare che esiste un lato che ti attrae, anche se è nocivo per te.
      Si può dire che impariamo dai nostri errori solo quando ci accorgiamo di averli fatti! 😉

  3. Grazia Gironella ha detto:

    Voterei per post più brevi. Mi rendo conto che, anche quando l’argomento mi interessa e l’articolo è scritto bene, tendo a “scappare” sulla lunghezza. Lo faccio anche con i video, è proprio un difettaccio. 😉

    • Lorenzo Brigatti ha detto:

      Sembra che ci sia un plebiscito, Grazia, se poi lo dici anche tu mi arrendo all’evidenza! 🙂 Dovrò sforzarmi ed essere più breve e focalizzato, visto che tra il mondo veloce di oggi e l’affaticarsi gli occhi nel leggere da uno schermo luminoso, i post non possono essere troppo lunghi.
      Se proprio non riesco a contenermi, dovrò scrivere un libro ed affidarmi alla santa carta, e alla pazienza di chi mi vorrà leggere! 😛

      • Grazia Gironella ha detto:

        Credo che ognuno abbia una sua lunghezza naturale. I racconti, per dire, a me vengono tutti intorno alle 20.000 battute. Non c’è un motivo logico. I post del blog, invece, stanno quasi tutti tra le 1000 e le 1300 parole. Questo non significa che le proprie tendenze naturali debbano vincere. So che secondo alcuni 2000 parole per un post è la lunghezza migliore, ma da lettrice lo trovo eccessivo. (Se scrivi un libro lo compero. Su quelli non ho problemi di lunghezza! :))

        • Lorenzo Brigatti ha detto:

          Pienamente d’accordo, anche se io non ho ancora scoperto la mia lunghezza naturale. So che tendo a dilungarmi, ma alle volte con un paio di paragrafi mi sembra di aver già detto tutto. Sarà interessante scoprire quale sia, sperando che non sia troppo per i miei lettori! 😀

          PS: Grazie per la stima per il libro, se e quando ne avrò uno finito sarai tra i primi a vederlo, in regalo ovviamente! 😉

  4. elisabetta ha detto:

    Anche se molto interessanti voterei anch’io per post più brevi… 🙂

    • Lorenzo Brigatti ha detto:

      E 3. Considerando la media del numero dei commenti, grazie a te il dado è tratto, Elisabetta. Il nuovo post che ha in cantiere si sta avvicinando alle duemila parole, mi toccherà rivederlo! 😉

      • Non sarà facile: nei vari blog sto notando che i post brevi ,come già detto, sono quelli poetici che con poche parole devono sintetizzare sentimenti e emozioni, lasciando molto anche all’interpretazione personale e ,non per ultimo, anche lasciare un alone di mistero.
        Ma quando gli articoli trattano e sviluppano un argomento concreto (dove la libera interpretazione non è buona cosa), diventano inevitabilmente lunghi.

        Facilmente fattibile invece è il restare su 1 solo tema per volta senza divagare.


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